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Medioevo



MEDIOEVO

"Età di mezzo", tra antichità e età moderna, convenzionalmente compresa tra la caduta dell'impero romano d'occidente (476) e la scoperta dell'America (1492). Il termine comparve per la prima volta nel 1688 nel titolo di un'opera del tedesco Cristoforo Keller (latinamente Cellarius). Dalla datazione convenzionale si differenziano altre proposte: negli ultimi decenni del Novecento si andò affermando il concetto di un'età "tardo-antica", svincolata dall'idea di decadenza, che comprenderebbe i secoli dal III al VII, mentre, per quanto concerne il termine finale, ci furono varie proposte, dalla metà del Trecento (grande peste) alla metà del Cinquecento. Il Medioevo appare comunque troppo multiforme nel corso di dieci secoli per non suggerire al suo interno ulteriori periodizzazioni, che variano a seconda degli usi storiografici nazionali. In Italia prevale la tradizionale bipartizione fra alto e basso (o tardo), divisi dall'anno Mille, in uso anche in Francia (dove però parecchi indicano come Moyen Age classique il periodo che va dalla fine del X secolo al principio del XIII). In Germania e nel mondo anglosassone è invece consuetudine tripartirlo in Früh-, Hoch- e Spätmittelalter e Early, High e Late Middle Ages: l'Hoch (o High), cioè alto, copre i secoli tra la metà del X secolo e la metà del XIII. Risulta in ogni caso evidente che il concetto e le sue articolazioni si applicano esclusivamente all'occidente, in quanto elaborato sulla base delle sue principali trasformazioni, sicché ogni attribuzione a luoghi e tempi differenti (per esempio, il Medioevo ellenico) va intesa in senso latamente analogico. Anche in prospettiva sincronica, soltanto in occidente si può collocare un periodo di transizione e di raccordo fra l'organizzazione ellenistico-romana dell'area mediterranea in età antica e il dinamismo conquistatore del mondo moderno, mentre per l'oriente romano le tradizioni antiche si mantennero più vigorose almeno fino al VII secolo e la loro scomparsa fu molto anteriore alla fine tradizionale del Medioevo; diversa ancora la situazione del vicino Oriente, dove solo a partire dal VII secolo si estese una nuova civiltà, quella islamica, che al Medioevo ampiamente sopravvisse. Di fronte all'indubbio vantaggio preso nei suoi confronti dai grandi imperi asiatici e poi dal mondo musulmano, l'occidente medievale apparve dapprima caratterizzato dalla crisi dell'antico sviluppo civile e urbano, collegata alle migrazioni dei germani e alla ruralizzazione del territorio. Nel corso di tale crisi, durata mezzo millennio, avvenne l'incontro, mediato dall'influsso del cristianesimo, fra mondo romano-ellenistico e mondo germanico, dal quale scaturirono per un verso l'assestamento etnico-sociale delle diverse popolazioni ormai stabilmente residenti sul territorio dell'antico impero, e per un altro la sua disgregazione politica, alla quale cercò poi di porre rimedio l'intraprendenza dei sovrani franchi di stirpe carolingia, mutuando dalla cultura ecclesiastica il concetto di una renovatio imperii. Ma si trattava di un ordinamento instabile, alla dissoluzione del quale contribuirono prepotentemente le ambizioni delle aristocrazie militari, forti anche delle clientele armate che erano andate costituendo con il ricorso a rapporti di fedeltà personale (vassallaggio). Cessato il pericolo delle ultime aggressioni esterne, provocato dalle incursioni normanne, ungare e saracene che travagliarono l'Europa nei secoli IX e X, seguì una generale ripresa caratterizzata dalla progressiva crescita demografica, dallo sviluppo dei dissodamenti (grazie anche ai miglioramenti tecnologici) e dall'intensificarsi del commercio internazionale. Sul piano politico l'indebolimento (spesso la scomparsa) del potere centrale favorì, per un verso, l'emergere di autorità giurisdizionali nelle campagne, collegate con la detenzione di una fortezza di famiglia (signoria bannale e incastellamento) e, per un altro verso, lo sviluppo di forme di autogoverno presso le comunità residenti in città. La signoria e il movimento comunale furono i due fenomeni socio-istituzionali più significativi dei secoli successivi al Mille, con i quali dovettero fare i conti le incipienti monarchie nazionali e il ridimensionato Sacro romano impero. La molteplicità dei nuclei di forza sollecitò la sperimentazione di nuove forme di potere, diverse dal passato, in concorrenza fra loro, ma che finirono poi per trovare momenti di coordinamento, spesso ricorrendo all'uso dell'istituto vassallatico-feudale, trasformatosi da rapporto interpersonale in strumento di subordinazione politica (feudo). Nel corso del basso Medioevo si avviò infatti, in maniera diversa a seconda delle aree geografiche, il processo di ricomposizione territoriale, realizzato con l'organizzazione delle monarchie nazionali e dei principati regionali. Tali processi furono accompagnati e favoriti da un'intensa riflessione giuridica (che a partire dal XII secolo recuperò il diritto romano), alla quale si deve anche la definizione di "nobiltà di diritto" (dal XIII secolo) che da allora sancì ufficialmente la trasmissione biologica della diseguaglianza di condizioni, prevalentemente sulla base dell'appartenenza familiare alla cavalleria.

R. Bordone



G. Tabacco, G.G. Merlo, Medioevo, Il Mulino, Bologna 1981; R. Fossier, Storia del Medioevo, vol. II, Il risveglio dell'Europa, Einaudi, Torino 1985.